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Santa Lucia nella storia e nell’arte

Il 13 dicembre, santa Lucia, secondo l'antico proverbio è il giorno più corto che ci sia. La memoria della giovane martire di Siracusa, morta nel 304, viene così associata a questo giorno particolare in cui, secondo il calendario giuliano - sostituito con quello gregoriano alla fine del 1500 -cadeva il solstizio d'inverno. Da questo momento in poi, infatti, le giornate cominciavano nuovamente ad allungarsi e, sebbene con l'attuale calendario ci sia uno slittamento di circa 10 giorni, la data è tuttora posta in relazione alla celebrazione della luce. Nei paesi scandinavi ad esempio, dove la ricorrenza è molto sentita, suggestive processioni notturne vedono ragazze vestite di bianco, con in testa una corona di candele accese, a simboleggiare la vittoria della luce sulle tenebre. E' probabile che la festa cristiana si sia sostituita alle celebrazioni pagane legate al ritorno del sole e della luce dopo il solstizio d'inverno. D'altronde è innegabile il riferimento alla luce nell'etimologia stessa del nome Lucia, che deriva dal latino lux, lucis. Secondo le fonti antiche, Lucia nacque a Siracusa alla fine del III secolo da una nobile famiglia. Nonostante fosse stata promessa sposa, la decisione della giovane di dedicare la sua vita a Dio fece scatenare

Il Museo Hendrik Christian Andersen a Roma

Il Museo Hendrik Christian Andersen è uno straordinario esempio di casa atelier di un artista scultore della prima metà del Novecento. E’ un luogo appartato, lontano dai grandi flussi di visitatori, ma ricco di fascino e suggestione. Aperto al pubblico nel 1999, è ospitato nell’edificio progettato dallo stesso Andersen tra il 1922 e il 1925 e donato allo Stato italiano, insieme a tutto quanto in esso contenuto (opere, arredi, carte d'archivio, materiale fotografico, libri) alla sua morte nel 1940. La struttura, che adotta la tipologia della "palazzina con annesso studio di scultura",  si inserisce con gusto e armonia nella rete urbanistica della zona di nuova espansione edilizia, vicino al Tevere e subito fuori Porta del Popolo. Il villino, dedicato all’adorata madre Helene, all’esterno rispecchia  le scelte artistiche del proprietario che, in uno stile tra il Neorinascimentale e il Liberty, alterna stucchi e sculture a tutto tondo a decorazioni pittoriche di gusto floreale. L’interno invece, in modo razionale, suddivide la parte privata, nei piani superiori, dai due grandi atelier al piano terra: la galleria, o sala di rappresentanza per l’esposizione delle opere finite, e lo studio, o laboratorio per la modellazione delle forme; questi ambienti costituiscono il suggestivo scenario nel quale

Hierusalem a Roma, la basilica di Santa Croce in Gerusalemme

Nella settimana che precede la Pasqua vi voglio idealmente portare in un luogo che, più di ogni altro a Roma, rievoca questo particolare momento dell'anno: la basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Fondata dall'Augusta Elena, madre dell'imperatore Costantino, la basilica venne pensata fin dall'origine come memoria fisica della città santa di Gerusalemme, luogo della Passione, della Sepoltura e della Resurrezione di Cristo. Secondo la tradizione, seguendo la narrazione dello storico Eusebio, intorno al 327 Elena fece un pellegrinaggio in Terra Santa, dal quale riportò a Roma alcune importanti reliquie. Modificando alcune parti del Palatium Sessorianum, edificio preesistente di proprietà imperiale dove aveva stabilito la sua residenza, Elena volle dare vita ad un santuario devozionale commemorativo, citato nelle fonti come Basilica Heleniana, o come Hierusalem. L'ampio atrio monumentale del palazzo imperiale, di forma quadrangolare, divenne così il vano basilicale, mentre un ambiente retrostante, l'attuale cappella di Sant'Elena, accolse molto probabilmente le preziose reliquie della Passione di Cristo. In relazione con questo spazio, recenti scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di una vasca battesimale coeva. Ciò avvalora l'ipotesi che il complesso non sia stato creato come chiesa palatina, edificio privato ad uso esclusivo della famiglia imperiale, ma piuttosto come  luogo di

Italia-Giappone: 150 anni di amicizia

Hokusai, Monte Fuji Il 25 agosto 1866 Italia e Giappone firmavano il Trattato di amicizia e di commercio che auspicava “pace perpetua ed amicizia costante tra Sua maestà il Re d’Italia e Sua maestà il Taicoun, i loro eredi e successori” e tra i rispettivi popoli, “senza eccezione di luogo o persona”. L’augurio, formulato nel primo articolo dell’accordo, è diventato realtà: nei 150 anni trascorsi dalla firma del trattato, le relazioni tra Italia e Giappone sono state costantemente amichevoli. Per celebrare i 150 anni di amicizia con l’Italia, un secolo e mezzo dopo il primo Trattato di amicizia e commercio con il nostro Paese, siglato il 25 agosto 1886, iterArte Roma organizza un viaggio alla scoperta dei luoghi più significativi del Giappone, parola i cui ideogrammi significano “Origine del sole”. Durante il viaggio, dal titolo “Giappone. Le tradizioni e i rituali nella terra dei samurai”, visiteremo il paese dal 9 al 19 aprile 2016, nel periodo di fioritura dei fiori del ciliegio e ammireremo luoghi celebri e meno conosciuti di una nazione modernissima ma con caratteristiche ancestrali, che si sostanziano nel legame spirituale con la natura e nel rapporto con gli antenati e la tradizione. In occasione della celebrazione

Il Museo Hendrik Christian Andersen a Roma

Il Museo Hendrik Christian Andersen è uno straordinario esempio di casa atelier di un artista scultore della prima metà del Novecento. E’ un luogo appartato, lontano dai grandi flussi di visitatori, ma ricco di fascino e suggestione. Aperto al pubblico nel 1999, è ospitato nell’edificio progettato dallo stesso Andersen tra il 1922 e il 1925 e donato allo Stato italiano, insieme a tutto quanto in esso contenuto (opere, arredi, carte d'archivio, materiale fotografico, libri) alla sua morte nel 1940. La struttura, che adotta la tipologia della "palazzina con annesso studio di scultura",  si inserisce con gusto e armonia nella rete urbanistica della zona di nuova espansione edilizia, vicino al Tevere e subito fuori Porta del Popolo. Il villino, dedicato all’adorata madre Helene, all’esterno rispecchia  le scelte artistiche del proprietario che, in uno stile tra il Neorinascimentale e il Liberty, alterna stucchi e sculture a tutto tondo a decorazioni pittoriche di gusto floreale. L’interno invece, in modo razionale, suddivide la parte privata, nei piani superiori, dai due grandi atelier al piano terra: la galleria, o sala di rappresentanza per l’esposizione delle opere finite, e lo studio, o laboratorio per la modellazione delle forme; questi ambienti costituiscono il suggestivo scenario nel quale

Roma nel Quattrocento

Dopo il lungo trasferimento della corte pontificia ad Avignone, in Francia, nel 1377 Roma tornò finalmente a essere sede del papato. Ma solo qualche decennio più tardi, con l’elezione di un papa romano, Oddone Colonna, eletto nel 1417 con il nome di Martino V, la città tornò a essere la residenza, privilegiata e sicura, del pontefice e della sua corte. Problemi di diversa natura, ma intrecciati tra loro, si ponevano con urgenza a Martino V, in particolare la ricostituzione dello Stato pontificio, i rapporti con le potenze straniere, la riforma ecclesiale, la ridefinizione dei tributi ecclesiastici, la riorganizzazione degli uffici di Curia. Per il rafforzamento dello Stato pontificio il pontefice si dedicò al ristabilimento di ordine e pace nelle turbolente campagne romane e dall’altro nella sistemazione urbanistica ed edilizia della città, per la quale ordinò il restauro di numerose basiliche, tra le quali San Giovanni in Laterano, e dei ponti che attraversavano il Tevere. Nonostante Martino V avesse compreso quanto l’assetto urbanistico della città papale fosse importante per l’affermazione del proprio potere, la situazione viaria ed edilizia appariva però fortemente degradata. Uno storico seicentesco, al riguardo, scrisse che nel 1420 il nuovo papa «ritrovò la città così rovinata, che non haveva

L'”Auditorium” di Mecenate

Il ninfeo triclinio, conosciuto come Auditorium di Mecenate, è uno dei più interessanti siti archeologici di Roma. E' in questa aula che Mecenate organizzava i banchetti estivi o riuniva la cerchia dei poeti e intellettuali che affollavano la sua residenza sul colle Esquilino. Visita guidata martedì 3 dicembre ore 10,00 L’edificio, che originariamente aveva una copertura a volta mentre oggi è protetto da una moderna tettoia, è costituito da un’ampia sala rettangolare semisotterranea, conclusa da un’esedra semicircolare con una gradinata costituita da sette stretti scalini concentrici. Lungo le pareti si aprono delle nicchie rettangolari. La sala, ancora ben conservata, doveva essere parte di un più vasto complesso residenziale fatto costruire da Mecenate, celebre statista collaboratore di Augusto, che nel I secolo a.C. promosse l'operazione urbanistica di trasformazione dell'Esquilino da periferica zona cimiteriale a lussuoso quartiere di ville patrizie. Il poeta Orazio ricorda gli imponenti lavori di bonifica eseguiti da Mecenate che, divenuto proprietario dell’area, eliminò l’antico sepolcreto esistente all’esterno delle Mura Serviane, a cui la struttura si addossa, per creare una villa con dei rigogliosi giardini. Sicuramente vi sorgevano edifici di varia natura e valore, dei quali rimane oggi solo l’Auditorium. La caratteristica più evidente è la decorazione pittorica, risalente

Le sezioni della mostra “Augusto” alle Scuderie del Quirinale

Queste le sezioni della mostra allestita in occasione del bimillenario della morte del primo imperatore romano, il divo Giulio Cesare Ottaviano Augusto. Dal 18 ottobre 2013 al 9 febbraio 2014 alle Scuderie del Quirinale di Roma. 1. Ottaviano e il tramonto della repubblica romana Testa-ritratto di Ottaviano, prima media età augusteaMusei Capitolini, Roma A 19 anni, di mia iniziativa e con spesa privata, misi insieme un esercito, con il quale vendicai la Repubblica oppressa nella libertà dalla dominazione di una fazione (Res Gestae, 1): sono le parole ufficiali con cui Augusto, ormai anziano, inizia il racconto della propria straordinaria ascesa politica, a partire dal cruciale 44 a.C., anno che vide l’uccisione di Cesare, zio di sua madre. All’apertura del testamento di Cesare, si scoprì che questi aveva adottato il giovane figlio della nipote, nominandolo erede delle proprie ingenti sostanze patrimoniali e del proprio nome. Da quel moment il giovane, nato con il nome di Gaius Octavius, portò ufficialmente il nome di Gaius Iulius Caesar (Octavianus). Il giovanissimo Ottaviano non sembrava distinguersi in qualità rispetto ai più consumati consoli della tarda Repubblica: anzi, come ricorderà Cicerone, Antonio lo definiva in quegli anni il ragazzo che deve tutto al suo nome.

St. Paul’s Within the Walls

La chiesa di San Paolo entro le mura fu la prima chiesa non cattolica edificata a Roma dopo l’unità d’Italia. Lo Stato Pontificio aveva infatti tollerato la presenza in città di altre confessioni religiose, ma non aveva mai permesso l’edificazione dei relativi luoghi di culto, le cui funzioni dovevano essere svolte all’interno delle ambasciate o in case private. A partire dal 1871, nel clima di libertà religiosa concessa dal nuovo stato laico, il reverendo americano Robert Jenkins Nevin  si impegnò tenacemente affinché la comunità anglicana americana avesse finalmente una chiesa che, secondo le sue intenzioni, doveva essere “di pietra in stile neogotico”. Campanile Anche la scelta del luogo dove sarebbe sorta, all’angolo fra via Nazionale e via Napoli, fu altamente simbolica e di certo non casuale.  Via Nazionale, concepita come collegamento fra la nuova stazione ferroviaria Termini e piazza Venezia, divenne l’asse viario preminente nello sviluppo della capitale, la strada più rappresentativa del  rinnovamento edilizio della "Terza Roma”, lungo la quale si sarebbero concentrati importanti edifici quali il Palazzo delle Esposizioni e la Banca d’Italia. Il 25 Gennaio 1873, festa della Conversione di San Paolo, fu posta la prima pietra della chiesa dedicata all’apostolo delle genti. Fu

Palazzo Falconieri in Via Giulia a Roma

Visita guidata martedì 15 ottobre 2013 Il palazzo, oggi sede dell’Accademia d’Ungheria, sorge sui resti di un antico porto fluviale, posto sulla riva sinistra del Tevere. Distrutto, molto probabilmente in seguito alla sistemazione urbanistica voluta da Giulio II all’inizio del XVI secolo, il porto è oggi parzialmente conservato nei sotterranei dell’edificio. La strada sulla quale il palazzo si affaccia, tra le più belle ed eleganti di Roma, prende il nome dal pontefice che, dal 1508, decise di trasformare la medievale e scomoda via magistralis, in una nuova arteria in grado di collegare Ponte Sisto con il Ponte degli Angeli. Prospetto su via Giulia La strada doveva essere destinata ai negozia, cioè agli affari; intorno ad essa si sarebbero di conseguenza radunati i palazzi del potere, gravitanti verso San Pietro, nuovo polo, oltre il Tevere, della città papale. La realizzazione del progetto di costruzione della Strada Giulia, fu affidato a Donato Bramante, con l’incarico di “indirizzare” la via, vale a dire di disegnarla come un lungo rettilineo, sul quale edificare per primo il grandioso palazzo dei tribunali. In seguito a questo progetto, moti altri edifici sorsero sulla strada e, tra questi, il palazzo, posto al “principio” di via