Martedì 1 ottobre ore 10,30

Il sepolcreto si trova all’incrocio tra via Ostiense e via delle Sette Chiese, nei pressi della basilica di San Paolo. E’ celebre  per la presenza della tomba dell’apostolo Paolo, ma riveste grande importanza anche perché testimonia il graduale passaggio dal rito dell’incinerazione a quello dell’inumazione, avvenuto tra il II e il III secolo d.C.

Il sepolcreto, che copre un arco cronologico compreso tra il II secolo a.C. e il IV secolo d.C., si sviluppa su tre ripiani principali: alle tombe più antiche, costituite da una cella in blocchi squadrati di tufo, si sovrapposero in epoca imperiale tombe in laterizio ed un colombario.

Sepolcreto Ostiense

Nell’area compresa tra la Rupe di San Paolo e l’ansa del Tevere, si addensava una grande necropoli le cui tombe si disponevano lungo la via Ostiense, attorno alla quale si articolò la prima area di culto e la successiva basilica paleocristiana.

La Basilica di San Paolo fuori le mura, oggi al centro di un’area urbanizzata a circa 2 km dalle Mura di Aureliano, sorgeva nell’antichità in una vasta pianura alluvionale sulle rive del Tevere attraversata dalla via Ostiense, il cui percorso fino a questo punto coincideva con quello ricalcato dalla via moderna.

Gran parte di questa necropoli che si suppone ancora conservata nel sottosuolo e la cui estensione non è mai stata completamente perimetrata, deve ancora essere indagata. Nel’700 nel corso di lavori condotti nella vigna di fronte al monastero, furono messe in luce alcune tombe, altre ne furono scoperte successivamente in varie riprese ; degni di nota sono soprattutto i ritrovamenti degli anni 1859 e 1872 nella vigna Villani, all’angolo tra la via Ostiense e la via delle Sette Chiese. Le scoperte più consistenti furono, però, quelle relative agli anni 1897/98, quando nel versante orientale della via Ostiense si operò un vasto sterro per la posa in opera di un grande collettore di scarico, nel corso di questi lavori furono portate alla luce numerose sepolture, purtroppo distrutte e non documentate, che restituirono un ingente materiale epigrafico.

Solo negli anni 1917/18 i lavori di allargamento della via Ostiense hanno permesso una più puntuale documentazione del settore della necropoli ancora oggi in parte conservata, un ulteriore intervento di allargamento del 1933 portò lo scavo fino alle pendici della Rupe mettendo in luce i sepolcri attualmente visibili. Le tombe seguono l’andamento nord/sud dell’asse della via Ostiense e dimostrano una continuità d’uso dal I sec.a.C. al IV sec.d.C., documentando il passaggio tra l’uso del rito funerario dell’incinerazione e quello dell’inumazione, tra la fine dell’età repubblicana, il I secolo dell’impero ed il successivo II secolo.

I più antichi edifici funerari sono in prevalenza “colombari” a pianta quadrangolare nelle cui pareti interne erano ricavate piccole nicchie, in file di più piani, per la deposizione delle urne cinerarie.
Nell’ambito delle sistemazioni delle aree basilicali per la celebrazione del Grande Giubileo del 2000, il settore del sepolcreto scavato negli anni 1917/18, dopo un intervento di restauro e la realizzazione di una idonea copertura, è stato annesso all’area verde del Parco Schuster.

Dal sito della Soprintendenza Capitolina ai Beni culturali