Il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, si ricorda l’arrivo dei Re Magi a Betlemme e la loro Adorazione di Gesù Bambino.

Il termine Epifania deriva dalla lingua greca e indica la manifestazione visiva del divino, del soprannaturale.

Nella religione cristiana essa, nell’omaggio reso dai Magi al Bambino, è il simbolo della prima manifestazione di Cristo all’Umanità.

Ma chi erano i Magi?

Nei popoli orientali, in particolare nella religione persiana, i Magi erano sacerdoti depositari del sapere teologico e scientifico, astrologi e indovini.

Fra le fonti cristiane canoniche, è solo il Vangelo di Matteo che li cita, descrivendoli come saggi venuti dall’Oriente a cercare il re dei Giudei. Guidati da una stella, lo riconobbero e gli offrirono tre doni: oro, simbolo di regalità e potere; incenso come segno di divinità; e mirra, usata nel culto dei morti e dunque in riferimento al futuro sacrificio di Cristo.
In relazione ai doni portati, il numero dei Magi, non specificato dal Vangelo, venne fissato a tre, e solo successivamente fu aggiunto anche l’appellativo di “re“.

Il forte simbolismo legato a questo numero farà sì che i tre Magi rappresentino sovente le tre parti del mondo conosciuto – motivo per cui uno di essi ha i tratti tipici del continente africano – e le diverse fasi della vita – venendo ritratti uno giovane, uno di età adulta e uno anziano.

Interessanti, ma non molto note, sono le vicende relative alle loro spoglie. Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, le avrebbe rinvenute in Terra Santa e fatte trasferire a Costantinopoli. Da qui, con il consenso dell’imperatore Costante II, nel 344 furono portate a Milano per volontà del vescovo Eustorgio che fece costruire un luogo di culto per custodire le preziose reliquie.

          

Questa importante basilica milanese, intitolata al vescovo Eustorgio, conserva ancora nella cappella del transetto destro un enorme sarcofago in pietra con il quale le spoglie dei Magi giunsero in città. Il sarcofago però è vuoto perché Federico Barbarossa, durante l’assedio di Milano del 1164, le fece trafugare e trasferire a Colonia, dove si trovano tuttora. Solo nel 1903, dopo incessanti e ripetute richieste, una parte di esse è stata restituita alla basilica milanese.

Fin dai primi secoli del cristianesimo, la rappresentazione dei Magi in adorazione assunse caratteristiche ben specifiche, distinguendosi dalle scene di Natività.

Il fulcro della composizione è Maria che, seduta, tiene in braccio il Bambino e lo mostra, quasi ad offrirlo, ai Magi prostrati al suo cospetto mentre gli offrono i doni.

  

Così, ad esempio, li vediamo nella più antica rappresentazione pervenutaci, nelle catacombe di Priscilla a Roma, su numerosi sarcofagi paleocristiani o negli antichi mosaici del V secolo in Santa Maria Maggiore a Roma e in quelli di poco successivi in Sant’Apollinare in classe a Ravenna.

In tutti è sempre ben visibile la raffigurazione di una stella, che richiama il brano evangelico di Matteo.

Nell’affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova però la tradizionale stella a otto punte è sostituita, per la prima volta, da una cometa rappresentata molto realisticamente.

Considerando che gli affreschi furono eseguiti intorno al 1304, Giotto potrebbe essere stato ispirato dal passaggio di una vera cometa, forse proprio la cometa di Halley che solcò i cieli nel 1301.

La provenienza dei Magi ha fatto sì che venissero sempre raffigurati con abiti e copricapi di foggia orientale, che nel corso dei secoli divennero sempre più ricchi e sfarzosi.

Inoltre, soprattutto nel Rinascimento, la fantasia degli artisti si è potuta sbizzarrire arricchendo la scena con grandiosi cortei dagli innumerevoli dettagli esotici.

Fra gli esempi più calzanti ricordiamo la raffinata Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, ancora pervasa di eleganza tardogotica, ma soprattutto l’affollatissima composizione di Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi nel Palazzo Medici Ricciardi di Firenze, dove la maggior parte dei personaggi sono i ritratti della famiglia committente.

D’altronde, i Medici avevano particolarmente a cuore questo soggetto, tanto che compaiono nelle vesti dei protagonisti anche nel celebre dipinto di Sandro Botticelli.

Il tema eserciterà una profonda suggestione ancora nell’arte barocca, nelle splendide creazioni, fra le altre, di Rubens, Velazquez o Artemisia Gentileschi.

Ricordo infine che a Roma esiste, unica in tutta la città, una cappella dedicata ai Re Magi. Poco conosciuta nonostante l’importanza e la bellezza, si trova a due passi da Piazza di Spagna ed è un capolavoro architettonico di Francesco Borromini, realizzato dal 1660 su committenza del Cardinale Antonio Barberini.

La cappella si trova all’interno dell’edificio che ospita il Collegio e la Congregazione di Propaganda Fide, efficace strumento della Chiesa per organizzare e promuovere la diffusione del cattolicesimo. Dunque, con coerenza, è giusto ricordare in questo luogo i Magi come i primi popoli pagani che si mossero incontro a Cristo e alla fede, a rappresentare il cammino dell’umanità verso Dio nella continua ricerca della verità.

Fiorenza Rausa

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